Il problema è che non appena alcuni produttori recuperano la loro conformità, prontamente altri la abbandonano: Iraq e Nigeria hanno promesso conformità e tagli aggiuntivi, e sembra che si stiano effettivamente muovendo in questa direzione, ma subito è entrata nel mirino la Russia, che non pare essere intenzionata a comportarsi diligentemente, o, almeno, non più.
Ad aprile Mosca ha attuato il 95% dei tagli pattuiti: sempre meglio di quanto fatto nel corso degli anni passati, ma la sua produzione rimane superiore al target previsto per circa 100000 barili giornalieri, eppure nessuno sta intimando al Cremlino di serrare i ranghi!

Perché la Russia gode di questo favore? Forse semplicemente perché nessuno si attendeva il livello di conformità mostrato sino ad ora, o, forse, perché i sauditi ritengono poco saggio inimicarsi un partner così importante.
Un altro produttore che potrebbe creare problemi sono gli Emirati Arabi Uniti che, con una produzione superiore al limite massimo di circa 100000 barili giornalieri, evidenzia una conformità pari all’82%.
Gli Emirati sono da sempre ritenuti produttori affidabili, ragion per cui quanto sta avvenendo rappresenta un problema, in quanto potrebbe indurre ad una carenza di conformità altri produttori.
La situazione è complicata, i successi non mancano (ad esempio la recente contrazione produttiva di quasi 10 milioni di barili giornalieri) e senz’altro il mercato petrolifero è stato meno volatile proprio grazie alla presenza del Cartello, ma, altrettanto sicuramente, l’OPEC ha ancora molto lavoro da fare e questo non sarà un sessantesimo compleanno all’insegna della spensieratezza…
Fonte Bloomberg