Tre dei maggiori produttori di petrolio dell'OPEC hanno aumentato i prezzi mensili per le spedizioni in Asia, il loro più grande acquirente regionale, dopo che i mercati si sono irrigiditi a seguito della stretta saudita sulla produzione.
Iraq, secondo maggior produttore del Cartello dopo l’Arabia Saudita, Abu Dhabi e Kuwait hanno tutti aumentato i prezzi per le vendite di febbraio in Asia, prendendo spunto dai sauditi, che hanno annunciato un aumento simile la scorsa settimana; gli Emirati Arabi Uniti, dove Abu Dhabi detiene la maggior parte del greggio, ed il Kuwait sono rispettivamente il terzo e quarto maggior produttore del Gruppo.

Dopo che l’Arabia Saudita ha deciso di ridurre la produzione di greggio di un milione di barili giornalieri nei mesi di febbraio e marzo i prezzi del barile sono aumentati, ed Aramco, controllata statale saudita, ha seguito la mossa del mercato aumentando i prezzi ufficiali di vendita (OSP) per l’Asia relativi alle spedizioni per febbraio e marzo.
Il Brent, in questo contesto, è salito oltre i 55 dollari per barile - livello più elevato da marzo 2020 - e registra un aumento di circa il 7% in questi primi giorni del 2021.
Analisti de operatori di settore monitoreranno la reazione delle raffinerie asiatiche agli aumenti dei prezzi e come sottolinea Rustin Edwards (responsabile appalti olio combustibile presso Euronav, il costo più elevato dei barili mediorientali potrebbe lasciare spazio ad altri gradi, incluso il petrolio statunitense.
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