Le scorte di petrolio in eccesso accumulate durante la pandemia sono state quasi del tutto drenate dal recupero della domanda di oro nero determinato dall’avanzare del programma di vaccinazione negli USA ed in Europa, ma le principali agenzie di settore invitano ancora alla cautela.
L'International Energy Agency, la US Energy Information Administration e la OPEC concordano sul fatto che le scorte di petrolio in eccesso accumulate nelle nazioni sviluppate dell'OCSE sono quasi scomparse, poiché i produttori hanno mantenuto la disciplina, mentre la domanda è tornata ad aumentare dopo il collasso registrato nel 2020; nel dettaglio le scorte OCSE, salite sino a 270 milioni di barili al di sopra della media quinquennale di riferimento (2015 - 2019) sono ora tornate a quel livello che rappresenta l’obiettivo fissato dal ministro dell’energia saudita in termini di equilibrio del mercato petrolifero.
Questo, tuttavia, non significa che i produttori siano pronti ad aprire nuovamente i rubinetti, in quanto la domanda di greggio del secondo trimestre è ancora inferiore di 4 milioni di barili giornalieri rispetto allo stesso periodo nel 2019 (stima IEA ed OPEC, la EIA indica uno scostamento di 3,4 milioni di barili giornalieri) ed uno sguardo più attento al contesto indica che vi sono ottime ragioni per rimanere cauti.
IEA ed EIA hanno ridotto le previsioni relative all’aumento della domanda e solamente la OPEC le ha lasciate invariate; la riduzione maggiore è stata quella della IEA che ha tagliato le stime relative sia alla domanda che alla crescita di 270000 barili giornalieri ed ora vede la richiesta di petrolio con un aumento medio di 5,42 milioni di barili giornalieri contro i precedenti 5,69 milioni.
La caratteristica comune a tutte e tre le agenzie è come la domanda sta crescendo: OPEC, IEA ed EIA hanno ridotto le stime sulla crescita della domanda nel primo trimestre in quanto i dati in arrivo a mercato sono ormai più chiari ed indicano che la ripresa non è così solida come ci si attendeva in prima battuta (IEA ed EIA hanno ridotto le stime di oltre 0,5 milioni di barili giornalieri). Le previsioni indicano che la crescita della domanda di greggio nella seconda metà dell’anno compenserà in parte l’attuale incertezza.
Questa tendenza non è nuova. Confrontando le ultime previsioni di crescita della domanda con quelle fatte a luglio 2020 (il primo mese in cui tutte e tre le agenzie hanno pubblicato previsioni trimestrali dettagliate per il 2021) possiamo vedere come la ripresa sia stata respinta. Le previsioni di crescita della domanda su base annua nella prima metà del 2021 sono state ridotte fino a 4 milioni di barili al giorno, mentre quelle per la seconda metà, in particolare l'ultimo trimestre, sono state innalzate.
La crescente dipendenza dalla seconda metà dell'anno per guidare la ripresa è una preoccupazione perché, come osserva l'IEA, la ripresa della domanda mondiale di petrolio rimane fragile poiché l'aumento dei casi Covid in paesi come India e Thailandia ha compensato le recenti tendenze più positive in Europa e Stati Uniti.
Finché questi focolai possono essere contenuti e controllati, la ripresa sembra destinata a continuare, ma se si diffondono più ampiamente, come hanno fatto i primi, allora la ripresa potrebbe essere a rischio anche altrove.
Fonte Bloomberg