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Petrolio: il mercato fisico bilancia le tensioni in Medio Oriente



La Redazione Articolo pubblicato il 08/05/2024 09:00:00
“Comprare petrolio in base alla situazione geopolitica si sta rivelando sempre più costoso per i trader, negli ultimi mesi”: questo il commento di Ole Hansen (Saxo Bank)

 

Nel corso della sessione di ieri abbiamo assistito ad una stabilizzazione dei prezzi del petrolio, con la debolezza del mercato fisico e la situazione in termini di inflazione che bilanciano i timori di una escalation del conflitto in Medio Oriente in un contesto che vede Israele attuare alcune operazioni mirate nella città di Rafah mentre i negoziatori continuano incessantemente a ricercare un accordo che consenta un cessate il fuoco.

“La tregua continua ad essere un obiettivo sfuggente - spiega Tamas Varga, operatore presso PVM - ed anche nel caso in cui si dovesse giungere ad un accordo, rimane da capire se gli attacchi Houthi nel Mar Rosso cesseranno e il Canale di Suez riaprirà, mitigando in modo significativo il rischio di spedizioni in tutta la regione.  Credo che la mancanza di ottimismo degli ultimi giorni sia più il risultato di una reale debolezza dei mercati fisico”.

In segno di allentamento dei timori che l'offerta possa ridursi, il premio del contratto Brent del primo mese rispetto al contratto semestrale è scivolato a 2,85 dollari al barile, il livello più basso da metà febbraio: “Comprare petrolio in base alla situazione geopolitica si sta rivelando sempre più costoso per i trader, negli ultimi mesi”: questo il commento di Ole Hansen (Saxo Bank) che sottolinea come il calo degli spread evidenzi un mercato fisico ben fornito con margini di rialzo limitati per le quotazioni.

La scorsa settimana Brent e WTI avevano registrato le perdite settimanali più consistenti degli ultimi tre mesi, mentre il mercato si concentrava sui deboli dati sull’occupazione negli Stati Uniti e sulla possibile tempistica di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.

Neel Kashkari, presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis, ha dichiarato martedì che l’inflazione che si muove lateralmente dimostra che la politica monetaria potrebbe non essere così restrittiva come pensano alcuni funzionari.  Anche il rafforzamento del dollaro ha pesato, rendendo il greggio più caro per i trader che detengono altre valute.

Oltre alle tensioni in Medio Oriente, l’attenzione sarà rivolta anche agli ultimi rapporti sulle scorte statunitensi.  Secondo le previsioni degli analisti, le scorte di greggio potrebbero essere diminuite di circa 1,2 milioni di barili nella settimana terminata il 3 maggio.

 

Fonte Reuters

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