La OPEC+ si riunirà, a fine mese, al fine di decidere il futuro dei tagli alla produzione di petrolio che tanto hanno contribuito a sostenere le quotazioni del barile: i produttori speravano di poter allentare la contrazione produttiva, ma la domanda di greggio sotto pressione e l’aumento della produzione in aree che sfuggono al controllo del gruppo misto costringeranno gli alleati a giocare in difesa.
Il taglio alla produzione originale ammontava a 9,7 milioni di barili giornalieri e sarebbe dovuto essere ridotto in due fasi ben precise: la prima era nel mese di luglio, ma venne posticipata ad agosto, ed anche la seconda fase di incremento produttivo, prevista per gennaio 2021, sarà quasi sicuramente posticipata.

Grazie all’impegno dell’Arabia Saudita nel controllare la situazione mettendo sotto i riflettori, in una sorta di gogna mediatica, i produttori che mostra(va)no scarso impegno la conformità è stata elevata, ed anche elementi come Iraq e Nigeria, riottosi per eccellenza, si stanno lentamente adeguando alla strategia produttiva OPEC+.
L’unico paese sfuggito al controllo dei sauditi è la Russia: la nazione, non facente parte del Cartello, ha pompato una media di quasi 100000 barili giornalieri oltre il limite consentito, e potrebbe essere sicuramente un volume contenuti, in termini percentuali, ma la sovrapproduzione di Mosca è la seconda più grande dell’intero gruppo; quasi sicuramente la Russia non è stata richiamata pubblicamente all’ordine in quanto rappresenta un alleato estremamente importante per la coalizione di produttori.
I membri OPEC sono stati estremamente diligenti, ed il loro “eccesso di conformità”, Arabia Saudita su tutti, ha condotto il gruppo intero verso il raggiungimento degli obiettivi in ciascuno degli ultimi tre mesi.

Il persistere della pandemia implica che i produttori non possono ancora allentare i tagli, in quanto la domanda non ha recuperato terreno alla velocità prevista in prima battuta, poiché la seconda ondata di coronavirus ha indotto nuove restrizioni in Europa con possibili riflessi negli USA; anche in Asia, dove si registra un recupero più marcato, il traffico romane nettamente inferiore allo standard.

Anche se la domanda di petrolio sia in Cina che in India ha superato i livelli di un anno fa, il quadro per i fornitori di greggio rimane instabile, con la International Energy Agency che, nel suo ultimo report, mentre le raffinerie asiatiche dovrebbero aumentare il tasso operativo in modo significativo, la lavorazione del greggio nel bacino atlantico (principalmente Europa e Americhe) rimarrà a livelli contenuti.
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