L'OPEC e i suoi alleati ancora una volta non sono riusciti a pompare abbastanza petrolio per raggiungere i loro obiettivi di produzione, esacerbando il deficit di offerta mentre il mondo si riprende dalla pandemia di coronavirus: secondo alcune fonti locali intervistate da Bloomberg, la OPEC+ ha ridotto la sua produzione del 15% più del previsto a settembre, rispetto al 16% di agosto e al 9% di luglio.
Ciò riflette l'incapacità di alcuni membri, tra cui Angola, Nigeria e Azerbaigian, di aumentare la produzione ai volumi concordati a causa della mancanza di investimenti, esplorazione e altri problemi. In teoria, l'OPEC+ avrebbe potuto pompare 747000 barili in più al giorno a settembre e rimanere entro il limite di produzione concordato.
Sotto pressione
La OPEC+ ha subito - e sta subendo - forti pressioni da parte dei principali consumatori di petrolio affinché acceleri il ritmo degli aumenti della produzione di greggio e queste pressioni hanno raggiunto il livello più elevato quando la crisi energetica ha attinto l’Europa facendo schizzare alle stelle il prezzo dell’energia.
Il Brent ha raggiunto il livello più alto dall'ottobre 2014 poiché alcuni produttori di energia sono passati al petrolio, di pari passo con la ripresa globale, ed anche la domanda asiatica di greggio statunitense è in aumento poiché la crisi energetica fa aumentare i prezzi di altre qualità rispetto al benchmark globale Brent.
L'ultima pressione è arrivata dal primo ministro giapponese Fumio Kishida che lunedì ha esortato i produttori ad aumentare la produzione di fronte al recente aumento dei prezzi. Ha aggiunto che il suo governo sta osservando l'andamento dei prezzi nel mercato per valutarne l'impatto sulle industrie nazionali.
Se i prezzi non dovessero cambiare direzione, la prossima riunione dell'OPEC+ del 4 novembre potrebbe aver luogo con una maggiore pressione politica da parte dei consumatori.
L'incontro coinciderà anche con i colloqui sul clima della COP26 a Glasgow. Con i leader mondiali che si riuniscono per ottenere promesse più ambiziose dai governi e dalle imprese globali per evitare una catastrofe climatica, l'attenzione sul gruppo di produttori sarà ancora maggiore.
Fonte Bloomberg