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Petrolio: OPEC e alleati? No: adesso è Wall Street che tiene le redini del mercato!



La Redazione Articolo pubblicato il 20/01/2022 09:00:00
È proprio in questi momenti che Wall Street entra in gioco creando frenesia, tensione, creando un aumento dei prezzi del petrolio in grado di intimorire anche la Casa Bianca

 

A guidare i prezzi del petrolio sono senza dubbio i fondamentali: si parla di domanda, di offerta, di politica produttiva OPEC+ ma, quando questi elementi stentano a dare una spinta al mercato, entra in gioco Wall Street e muove i prezzi molto più di quanto possano fare i soli fondamentali, ed ora il mercato petrolifero è proprio in questo situazione.

Negli ultimi 18 mesi i traders che scommettevano si un rialzo delle quotazioni del petrolio hanno accumulato innumero enorme di opzioni call: hanno comprato migliaia di questi contratti con target a 100, 105, 110, 125 e persino 150 dollari per barile o più, e per molti di questi operatori non si è trattato di strategia ma, semplicemente, di una vera e propria scommessa, quasi si parlasse di un biglietto della lotteria.

Nel momento di picco della pandemia queste opzioni valevano solamente pochi dollari, in fin dei conti pensare ad un prezzo del petrolio a tre cifre, a quel tempo, era decisamente difficile: un anno fa, per esempio, una call dicembre 2022 con un prezzo di 100 dollari per barile costava meno di 25 centesimi di dollaro, ma oggi, lo stesso contratto vale 4,2 dollari per barile.

Nonostante l’aumento dei prezzi, tuttavia, in pochi stanno vendendo le loro opzioni e molti hedge fund sono in attesa di un prezzo ancor più elevato rispetto a quello attuale che consenta loro di esercitare pienamente le loro opzioni e godere del diritto di acquistare il petrolio al di sotto del suo valore di mercato.

È proprio in questi momenti che Wall Street entra in gioco creando frenesia, tensione, creando un aumento dei prezzi del petrolio in grado di intimorire anche la Casa Bianca a causa di prezzi della benzina che, potenzialmente, potrebbero prendere il volo.

Wall Street si concentra sul Brent, il benchmark globale per i prezzi del petrolio che ha recentemente raggiunto il prezzo più elevato degli ultimi sette anni ad oltre 89 dollari per barile dopo che un importante gasdotto dall'Iraq alla Turchia è stato brevemente interrotto a seguito di un'esplosione e di un incendio. Tale aumento è stato principalmente il risultato della domanda e dell’offerta: Omicron non ha colpito i consumi tanto quanto temuto e, nel frattempo, la OPEC+ sta lottando per aumentare l'offerta, con molti paesi, inclusi giganti come la Russia, che non hanno aggiunto barili in più a dicembre; le scorte di petrolio hanno continuato a ridursi per tutta la metà di gennaio, sfidando le aspettative di un mercato in eccesso.

A meno di 90 dollari per barile il mercato petrolifero è stato dominato dall'opposto di un'opzione call: una put, che tende a incoraggiare la vendita da parte di alcuni partecipanti ma, una volta che il prezzo raggiunge i 90 dollari per barile ed oltre, il rapporto put to call subirà un cambiamento radicale in quanto molte delle call detenute dai trader andranno a target, con una concentrazione tra i contratti che vanno da giugno a dicembre.

A questo punto il mercato delle opzioni prenderà il sopravvento: le banche che hanno venduto si troveranno sostanzialmente dalla parte sbagliata del trade, ragion per cui avranno bisogno di proteggersi e, per fare questo, saranno costrette ad acquistare futures e, facendo questo, rischiano di creare una situazione dove i prezzi del petrolio salgono, con le banche che acquisteranno ulteriori contratti innescando ulteriori aumenti dei prezzi, una situazione di mercato già verificatasi in passato.

Chiaramente, Wall Street da sola non può muovere il mercato senza fondamentali solidi e, infatti, è stato il mercato fisico a guidare l’evoluzione di prezzo con quotazioni del barile vicine ai 90 dollari: a febbraio potrebbe esserci una pausa nel rialzo ed i prezzi potrebbero entrare in una fase di consolidamento ma, dopo, continueranno a salire e, con le scorte in calo, ad aprile potremmo trovarci con un mercato fisico del petrolio ancor più forte di quello attuale.

La International Energy Agency ha recentemente affermato che le scorte di petrolio dei paesi industrializzati sono scese al livello più basso in sette anni ed in uno scenario simile i prezzi del petrolio potrebbero salire con il mercato delle opzioni che potrebbe essere, per qualcuno, un vero e proprio “pozzo di San Patrizio”, soprattutto per coloro che hanno avuto la pazienza di tenere le loro opzioni call in portafoglio per tutti questi mesi…

 

Fonte Bloomberg

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