L’Europa potrebbe essere a rischio di interruzioni nella fornitura di energia durante l’inverno a causa di riserve di gas inadeguate e, a lungo termine, il prezzo del petrolio potrebbe raggiungere i 100 dollari per barile: questo è quanto afferma Jeremy Weir, amministratore delegato di Trafigura Group., colosso del commercio di materie prime su base mondiale.
La domanda di petrolio, carbone e gas naturale è aumentata vertiginosamente con la riapertura dell'economia globale al termine delle restrizioni precedentemente implementate dai governi al fine di combattere il COVID-19, innescando picchi di prezzo che minacciano la nascente ripresa.
I prezzi del gas in Europa hanno raggiunto livelli record quest'anno, spingendo alcuni paesi a rispondere con misure di emergenza come massimali sui prezzi e sussidi, ma ciò potrebbe non essere sufficiente: "Al momento non abbiamo abbastanza gas, francamente, non stiamo immagazzinando per il periodo invernale e quindi - spiega Jeremy Weir durante il vertice di FT Commodities Asia - c’è una reale preoccupazione che, in caso di un inverno particolarmente freddo, potremmo assistere a continui blackout in Europa”
Il colosso russo Gazprom, uno dei principali esportatori di gas in Europa, ha iniziato a riempire i suoi impianti di stoccaggio europei nel corso ella passata settimana, ma la capacità di gasdotto prenotata dalla società per il mese di dicembre risulta inferiore; alcuni funzionari europei hanno accusato Mosca di aver limitato l'offerta per fare pressione sulla Germania affinché quest’ultima accelerasse l’autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2, un’ipotesi negata con forza da Mosca.
Il prezzo in forte aumento del gas naturale ha sostenuto la domanda di petrolio con il Brent che, da inizio anno, ha guadagnato il 60% portandosi al di sopra degli 80 dollari per barile.
A proposito del petrolio Weir dichiara: “Stiamo osservando un mercato petrolifero molto, molto ristretto e credo che le persone debbano riconoscere che quella attuale non è una situazione dove puoi semplicemente premere un pulsante ed aumentare la produzione di petrolio, in quanto, per farlo, servono tempo ed investimenti…”.
Weir spiega che il cambiamento climatico ha messo sotto pressione le compagnie petrolifere affinché si allontanino dai combustibili fossili inquinanti e il conseguente calo degli investimenti in nuova produzione si aggiunge alla pressione sui prezzi del barile che, a lungo termine, potrebbe raggiungere i 100 dollari.
Fonte Reuters