Le province nord-orientali, che fornivano più di 100 milioni di tonnellate di mais al resto del paese, hanno ridotto la fornitura in uscita a causa della rapida crescita dell’industria di raffinazione locale, il cui output è costituito, tra l’altro, da amido e sciroppo. Oltre alle industrie citate in precedenza, anche il settore dell’allevamento dei suini si presenta in forte espansione, con il paese che si sforza di dare alla luce aziende agricole maggiormente efficienti al fine di aumentare la produzione e combattere efficacemente la peste suina africana.
La produzione locale, in questo contesto, rischia di non essere in grado di tenere il passo con l’aumento della richiesta, e gli agricoltori del nord est risultano sempre più preoccupati per le condizioni meteo avverse dopo che alcune cooperative avevano già ridotto la superficie coltivata in primavera dopo il fallimento della stagione di semina a causa delle piogge intense.
I coltivatori, tuttavia, possono contare su alcuni aiuti, come quello offerto dal Dalian Commodity Exchange, che consta di un programma di assicurazione contro gli eventi climatici.
Nel 2020, lo ricordiamo, alcuni coltivatori cinesi sono passati al mais tralasciando la soia, meno soddisfacente dal punto di vista economico, ed ora gli operatori di settore monitoreranno da vicino come il governo bilancerà i vari incentivi per la produzione di mais e soia per cercare di soddisfare la crescente domanda di entrambe le materie prime.
Fonte Bloomberg